“Mio figlio ha iniziato a balbettare”: timori e domande di un genitore preoccupato

Quale meraviglia è per un genitore ascoltare la prima parola del proprio bambino! Quella vocina che fino a qualche giorno prima era in grado di emettere solo qualche suono, oggi pronuncia delle parole. Diventa una gioia ascoltarlo quando, con gli occhioni spalancati, racconta di quel nuovo amichetto incontrato al parco o del grande gatto bianco che ha visto nella casa accanto. Poi, all’improvviso, da un giorno all’altro, il bimbo inizia ad avere delle ripetizioni nei suoni, degli inceppi all’inizio di alcune parole e comincia a balbettare.

Nei genitori, a questo punto, la gioia lascia spazio al senso di confusione, di impotenza e di timore per questo terremoto scatenatosi improvvisamente. Iniziano, così, a susseguirsi tante domande: cosa sta succedendo? quale è la causa che ha scatenato gli inceppi? dove abbiamo sbagliato? passerà da sola? Cosa si può fare?

C’è una cosa che vogliamo dire ai genitori che stanno vivendo questa situazione: non è colpa vostra.
La risposta alla domanda: “dove abbiamo sbagliato?” è: non avete sbagliato in niente. Non siete voi la causa della balbuzie di vostro figlio.

La balbuzie in età evolutiva è un disturbo del neurosviluppo la cui insorgenza coincide, perlopiù, con il momento fisiologico in cui il linguaggio diventa più complesso. La presenza di una predisposizione in combinazione con fattori intrinseci ed estrinseci che ne determinano l’innesco e il grado di severità, creando una mancanza di coordinamento tra il pensiero e la parola stessa. In questa situazione, il bimbo può iniziare ad avere ripetizioni, rimbalzi e allungamenti dei suoni più frequenti rispetto alle disfluenze fisiologiche tipiche del periodo. Anche bambini molto piccoli possono manifestare consapevolezza pur non essendo preoccupati dalla loro comunicazione.

La balbuzie evolutiva si manifesta con maggiore incidenza, dunque, in età prescolare e in particolare tra i 2 e i 4 anni. Esistono, infine, casi più rari in cui la balbuzie insorge in seguito ad eventi traumatici che possono accadere ad ogni età.

Non è, comunque, importante soffermarsi sulle cause, quanto piuttosto sul riconoscere che il proprio figlio ha un problema – passaggio che sappiamo non essere semplice e scontato – e attivarsi tempestivamente per avere il supporto di uno specialista in balbuzie (Speech Therapist).

Il timore e il disagio che i genitori si trovano ad affrontare, molto spesso, scaturiscono proprio da una mancanza di conoscenza che deve essere colmata.

Fare informazione su questi aspetti è importante. Accade, infatti, che i bambini in età prescolare non vengano adeguatamente supportati poiché un consiglio diffuso che riceve il genitore è: “non si preoccupi, con il tempo passerà”. Se è vero che nel 75%-80% dei casi la balbuzie in età prescolare ha una remissione, è anche vero che non agire e permanere in una situazione di disfluenza può portare al suo cronicizzarsi.

Questa semplificazione può significare che i bambini non vengono aiutati proprio quando le condizioni favorirebbero l’esito risolutivo di un intervento riabilitativo.  Fino ai sei anni esiste, infatti, una sorta di finestra magica dovuta a una maggiore neuroplasticità del cervello, ovvero alla capacità del sistema nervoso di adattare la propria struttura in risposta a una varietà di fattori e di stimoli interni o esterni.

Il fattore tempo è, dunque, molto importante per determinare la rapidità di recupero in caso di disfluenza.

I genitori possono essere disorientati anche dall’aspetto altalenante del disturbo. Vedono il figlio alternare periodi di balbuzie a periodi di fluenza corretta e, nei periodi “buoni”, possono pensare che il problema sia sparito e quindi non agire, mentre in ogni caso, l’intervento dell’esperto consente di fugare tutti i dubbi e rendere i genitori maggiormente consapevoli nel comprendere come e quando intervenire.

La balbuzie si può superare fornendo al bambino un modello comunicativo di supporto che, nel caso di Psicodizione, agisce in maniera indiretta. I genitori diventano protagonisti nell’aiutare attivamente il proprio figlio. Grazie all’interazione con gli esperti, psicologi e psicoterapeuti, infatti, il “team famiglia” è in grado di supportarlo interagendo attraverso il gioco, in casa, senza che lui si senta medicalizzato.

I genitori diventano i migliori allenatori per il bimbo e lo aiutano a riallineare i suoni che sente aggrovigliati fra loro, fino ad arrivare a superare la disfluenza.

Alcuni consigli pratici per supportare un bambino che balbetta

Innanzitutto è importante far sentire un bambino che balbetta a suo agio e non costantemente corretto.

I consigli che possono aiutare a non peggiorare la situazione sono:
non anticipare mai la parola inceppata, anche se si è intuito cosa vuole dire;
– mantenere un buon contatto visivo anche in presenza del blocco;
mostrare interesse in ciò che vuole comunicarci, non in come lo sta facendo, e far capire che si è compreso il messaggio;
non mettere fretta;
evitare suggerimenti come “stai calmo, respira, parla più lentamente”;
– non porre domande multiple e far elaborare una risposta alla volta.

Avvertire senso di smarrimento e impotenza nei confronti di un disturbo comparso così improvvisamente nel proprio figlio è assolutamente normale. Ciò che farà la differenza nella sua risoluzione, sarà però il non lasciarsi attanagliare dai timori e dai pensieri limitanti, ma agire tempestivamente e trovare chi può aiutare la famiglia a conoscere meglio la problematica per comprenderla e sapere come affrontarla al meglio.